MURETTO
Cammino su di un bordo, un muretto sospeso per aria, molto stretto anche per me, me che vado avanti sulle punte dei piedi, con calma, con cautela, per non sbagliare. Allargo le braccia per mantenermi in equilibrio, perché non posso lasciare questo muretto.
Osservo a destra tutti quelli che conosco, prendono il sole in mezzo all’erba di un prato verde e fresco. Chiacchierano tra loro, mangiano e bevono in compagnia. Parlano anche con me, a volte qualcuno mi invita a stendermi al caldo.
Ma io posso solo rispondere da lontano, sorridere e declinare con educazione, senza lasciare il mio muretto. Guardo loro da qui e mi chiedo come ci riescano, come hanno fatto ad essere lì.
Le mie gambe stanno per muoversi verso di loro, ma no, no, io non posso, non ci riesco. Una strana colla mi permette di avanzare, ma mi impantana, mi invischia se provo a girarmi a destra.
Ma non a sinistra.
Laggiù, a sinistra, vedo tutto ciò che conosco e capisco. È un paesaggio arido e basso, gli alberi sono secchi, un incendio fortissimo ha bruciato via tutta la vita.
Vedo riposo, la fine di tutte le fatiche. Contemplo l’assenza, l’assenza di tutto. Non vorrei mai dar da bere alle piante o far piovere, no, mai. Lascerei tutto così, in pace finalmente, perché tutto è finito e nessuno vorrebbe ricominciarlo.
Vorrei scendere e mangiare gli ultimi rimasugli delle cortecce, per poi diventare ossa vuote e fredde, essere più niente come le piante. Le mie gambe si muoverebbero, ma la mia testa le frena. Non le lascia andare. Lei continua a macinare pensieri sani e forti, a bruciare zuccheri. Ne ha bisogno, lei vuole andare a rifocillarsi, è stanca di andare avanti sul muretto con così poche forze. A destra c’è la sua salvezza.
Una crepa si crea in mezzo al petto, in mezzo a me. Le mie parti tirano in direzioni opposte, ma io le tengo unite con la carne, i legamenti, i tendini, i muscoli.
Quanto sono forti?
Ho paura, la crepa avanza piano piano, prima una piccola cricca, poi si biforca in mille percorsi che distruggono i legami che impongo alle mie parti.
Fa male. Mi fermo, non riesco più ad avanzare sul muretto, sono stanca.
Qualcuno potrebbe prendermi in braccio come una bimba e salvarmi. Nessuno lo fa.
Mi accuccio, mi rannicchio, sperando di richiudere la crepa. Non voglio più restare qui, fa male da morire.
Andrò giù dal muretto, lo so che smetterà.
Forza gambe, fate l’ultimo salto.
Coraggio testa, non mollare proprio ora.
Vi prego, una delle due, non mi importa quale, che vinca.
Vi prego, tiratemi giù da questo muretto.